Bookmark and Share

Solemnity of the Annunciation 1984

Consecration to the Immaculate Heart of Mary on the Jubilee of Families in the Jubilee Year of the Redemption

1984 was the Jubilee Year of the Redemption during which Pope St John Paul II chose to celebrate the Jubilee of Families on Sunday 25th March in St Peter's Square. The statue of Our Lady of Fatima was also present and, after celebrating the Holy Mass, Papa San Giovanni Paolo II (together with all the world's bishops convoked beforehand) consecrated the world and all peoples to the Immaculate Heart of Mary, as Our Lady had requested in Fatima in 1913.

St John Paul II's greeting to the Faithful present in St Peter's Square
Sunday 25 March 1984 - in Italian, French, English, German, Spanish, Polish & Portuguese

"1. “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te!”.

Le parole rivolte dall’angelo Gabriele alla Vergine santa nel giorno dell’Annunciazione mi salgono spontaneamente alle labbra all’inizio di questa liturgia, nella quale ci è data la gioia di avere con noi l’immagine venerata della Madonna di Fatima. A lei va il primo pensiero dell’anima, a lei il primo, grato sentimento del cuore.

Nel ricordo del “fiat” da lei pronunciato nel momento dell’Annunciazione, affiderò oggi al suo cuore immacolato - in spirituale unione con tutti i vescovi del mondo - gli uomini e i popoli, ripetendo nella sostanza l’atto che ho compiuto a Fatima il 13 maggio 1982.

Il mio saluto si rivolge, altresì, con intenso affetto ai pellegrini convenuti nello scenario maestoso di piazza San Pietro per celebrare il Giubileo delle famiglie. La presenza dell’immagine di Maria, sposa e madre, conferisce a questa celebrazione un tono particolarmente caldo, crea un’atmosfera familiare. Sotto il suo sguardo materno ci sentiamo davvero tutti come “in famiglia”.

Saluto inoltre i fedeli di Roma e i rappresentanti dei Movimenti mariani, che sono oggi con noi.

2. Chers Frères et Sœurs, je salue cordialement tous les pèlerins qui sont venus pour ce Jubilé des familles: notamment de France, de Belgique, de Suisse et de plusieurs pays d’Afrique: époux, familles entières et représentants des mouvements familiaux. En ce troisième dimanche de Carême, nous allons puiser ensemble à la source vive qu’est le Christ, avec son amour, sa vérité et sa grâce. Et, en lien avec la célébration de l’Annonciation, devant la statue de Notre-Dame de Fatima, je confierai aujourd’hui tous les hommes et les peuples au Coeur Immaculé de la très sainte Vierge Marie, qui a accueilli en elle le Rédempteur.

3. It is a joy to welcome to this Eucharistic celebration the families that have come from English-speaking countries of Europe, Africa, America, Asia, Australia and Oceania. May the charity of our Lord and Saviour Jesus Christ fill your hearts, and may the protection of his Mother Mary bring joy to your lives. Today, in spiritual union with all the Bishops of the world, I shall entrust all individuals and peoples to her Immaculate Heart.

4. Im Namen Christi grüße ich euch, katholische Eltern, Söhne und Töchter deutscher Sprache. Seid herzlich willkommen in dieser betenden Gemeinschaft im Jubiläumsjahr der Erlösung. Niemand hat den Herrn intensiver beim Werk der Erlösung begleitet als seine Mutter Maria. Ihrem Schutz möchte ich heute die Menschen und Völker der Welt anvertrauen. Ich bitte euch, diesen Akt innerlich mitzuvollziehen für euch selbst, für eure Angehorigen und für alle, die euch nahestehen.

5. Al disponernos a celebrar la Eucaristía en este día del jubileo de las familias, renovemos nuestro deseo de fraternidad y comunión en la esperanza cristiana. Y preparémonos a presentar sobre el altar las intenciones de todas las queridas familias aquí representadas por las venidas de España, Colombia, Ecuador, Perú, Argentina, Paraguay, Chile y de los otros Países de lengua española.

Al final de la Misa, haremos el acto de ofrecimiento de la Iglesia y del mundo a la Virgen Santísima.

6. Serdecznie witam i pozdrawiam wszystkich moich Rodaków, pielgrzymów Roku Odkupienia, a zwłaszcza małżeństwa i rodziny katolickie przybyłe do Rzymu, aby wziąć udział w jubileuszu rodzin i uczestniczyć Akcie oddania Matce Najświętszej, którego dziś po Mszy Świętej na nowo dokonam w jedności ze wszystkimi biskupami świata.

7. O amor de Cristo e a protecção e exemplo de Maria Santíssima, hoje aqui venerada e invocada como Nossa Senhora de Fátima, reinem nos vossos corações e nos vossos lares, queridas famílias do Brasil, de Portugal e de toda a área de língua portuguesa! Nesta Eucaristia, ofereçamos como propósito e imploremos, pelo poder da Redenção: matrimónios segundo Deus-Criador e famílias como “igrejas domésticas”, para um futuro melhor da humanidade."

Papa San Giovanni Paolo II's homily at Holy Mass
Piazza di San Petro, Domenica 25 marzo 1984 - also in Portuguese & Spanish

1. “Dammi da bere” (Gv 4, 7).

Con tale richiesta Gesù di Nazaret. si rivolge a una donna Samaritana accanto al pozzo di Giacobbe. Gesù stanco di camminare e d’insegnare, chiede un po’ di acqua.

Questa richiesta si associa, nella liturgia dell’odierna domenica, all’insistenza dei figli d’Israele durante il cammino verso la terra promessa. Ciò accadde nel deserto, a Refidim. L’insistenza del popolo assetato è ostinata, anzi aggressiva: “Perché ci hai fatti uscire dall’Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?” (Es 17, 3).

Mosè allora intercede presso Dio e, seguendo la sua indicazione, fa scaturire l’acqua viva dalla roccia. Questo evento è il segno della potenza di Dio e della sua provvidenza verso il popolo eletto.

Nella località di Sicar, Cristo chiede alla Samaritana l’acqua del pozzo di Giacobbe e, contemporaneamente, le svela il mistero dell’acqua viva, che l’uomo non attinge da un pozzo, ma riceve in dono da Dio stesso.

“Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva” (Gv 4, 10).

Che cosa è l’acqua viva? L’acqua della vita?

Gesù risponde: “L’acqua che io darò diventerà sorgente che zampilla per la vita eterna”. Così dunque: “chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete” (cf. Gv 4, 14).

Dunque, da una parte: l’acqua come elemento della terra, che appaga l’immediata sete del corpo e sostiene la vita temporale.

Dall’altra parte: l’acqua come simbolo della grazia divina, che dà la vita eterna.

Al centro della liturgia della terza domenica di Quaresima si trova la verità sulla grazia.

2. Cari sposi, e care famiglie cristiane; e voi tutti cari fratelli e sorelle che formate questa numerosa assemblea liturgica, desidero oggi invitarvi alla Fonte di acqua viva, che è Gesù Cristo, il redentore del mondo; Gesù Cristo, sposo divino della Chiesa, sua sposa in terra.

L’alleanza dell’amore sponsale, alla quale partecipano gli sposi cristiani, è inscritta profondamente nel mistero della redenzione.

Essa è un “grande Mistero” in Cristo e nella Chiesa.

Oggi, come Vescovo di Roma, desidero invitare in modo particolare le coppie di sposi e le famiglie qui presenti e, per mezzo loro, tutti gli sposi e tutte le famiglie nella Chiesa e nel mondo

- a meditare, alla luce del mistero della redenzione, sulla dignità e la grandezza della vocazione di sposi e di genitori,
- e a rinnovare, in questo mistero divino, la grazia del sacramento del Matrimonio.

Vogliano spalancare i loro cuori a chinarsi sulla fonte di acqua viva, zampillante per la vita eterna!

Il matrimonio è un grande sacramento, che in un certo senso consacra l’uomo e la donna come dispensatori del reciproco amore, e come collaboratori del Creatore nell’opera della trasmissione della vita umana.

Al centro dell’alleanza sacramentale degli sposi, grazie alla potenza redentiva di Cristo, sgorga la Sorgente d’acqua viva, così come una volta sgorgò dalla roccia del deserto. Quest’acqua zampillante per la vita eterna.

3. La liturgia dell’odierna domenica ci ricorda che sui luoghi, nei quali Mosè fece uscire l’acqua dalla roccia, i figli di Israele si opponevano a Dio e “lo mettevano alla prova” dicendo: “Il Signore è in mezzo a noi sì o no?” (Es 17, 7). Questi luoghi sono stati chiamati “Massa e Meriba” (Es 17, 7).

Troviamo l’eco di questa controversia e di questa protesta nel salmo responsoriale dell’odierna liturgia:

“Ascoltate oggi la sua voce: non indurite il cuore, / come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto, / dove mi tentarono i vostri padri: / mi misero alla prova, / pur avendo visto le mie opere” (Sal 95, 8-9).

Nell’epoca contemporanea, la vita delle società (forse soprattutto nei Paesi ricchi e sviluppati) è costellata di episodi e di eventi, che testimoniano l’opposizione a Dio, ai suoi piani di amore e di santità, ai suoi comandamenti, per quanto concerne la sfera del matrimonio e della famiglia.

Dice il Concilio Vaticano II: “La dignità di questa istituzione non brilla dappertutto con identica chiarezza, poiché è oscurata dalla poligamia, dalla piaga del divorzio, dal cosiddetto libero amore e da altre deformazioni; l’amore coniugale è molto spesso profanato dall’egoismo, dall’edonismo e dalle pratiche illecite contro la generazione” (Gaudium et Spes, 47).

E l’esortazione «Familiaris Consortio», pubblicata nel 1981 come frutto del Sinodo dei vescovi sul tema del matrimonio e della famiglia nella missione della Chiesa contemporanea, dopo aver presentato gli aspetti positivi della situazione, in cui versa la famiglia nel mondo d’oggi, enumera i segni di preoccupante degradazione di alcuni valori fondamentali: “un’errata concezione teorica e pratica dell’indipendenza dei coniugi fra loro; le gravi ambiguità circa il rapporto di autorità fra genitori e figli; le difficoltà concrete, che la famiglia spesso sperimenta nella trasmissione dei valori; il numero crescente dei divorzi; la piaga dell’aborto; il ricorso sempre più frequente alla sterilizzazione; l’instaurarsi di una vera e propria mentalità contraccettiva” (Ioannis Pauli PP. II, Familiaris Consortio, n. 6).

Così dunque si può dire, che attraverso la civiltà contemporanea passa una vasta onda di questo dissidio col Creatore stesso e con Cristo Redentore: la messa in discussione dell’unità e dell’indissolubilità del matrimonio, il dissidio sulla santità e sull’inviolabilità della vita umana, le controversie sull’essenza stessa della libertà, della dignità e dell’amore dell’uomo.

E si può dire che l’umanità contemporanea, come una volta i figli di Israele a Massa e Meriba, “tenta” Dio e “lo mette alla prova” in questo campo fondamentale, anche se - più che in altre epoche - “vede le opere di Dio”.

“L’umanità dunque mette alla prova il Signore” (cf. Es 17, 7), e col modo d’agire delle singole persone, dei matrimoni infranti, delle famiglie distrutte, dei bambini privati della vita ancora prima di nascere e, infine, con la voce della legislazione permissiva e del costume, sembra porre la domanda: “Il Signore è in mezzo a noi sì o no?”.

“Ascoltate oggi la sua voce: non indurite il cuore, come a Meriba!”.

Ascoltiamo questa voce che passa attraverso la croce di Cristo e la sua passione. Questa voce non giudica gli uomini delusi e infelici, ma soltanto chiama col proprio nome ciò che è male.

4. Cristo chiede alla Samaritana l’acqua del pozzo di Giacobbe, e poi, mentre le parla dell’acqua della vita, la stessa donna gli risponde: “Dammi di quest’acqua” (Gv 4, 15).

E allora - quanto espressivo - ha inizio il seguente colloquio:

Gesù: “Va’ a chiamare tuo marito e poi ritorna” (Gv 4,16).

Samaritana: “Non ho marito”(Gv 4,17).

Gesù: “Hai detto bene "Non ho marito"; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito: in questo hai detto il vero”(Gv 4,17-18).

Samaritana: “Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”(Gv 4,19-20).

Gesù: “Credimi donna . . . è giunto il momento ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità” (Gv 4, 21. 23-24).

Gesù parla con la Samaritana: con una donna più volte divorziata, con una donna adultera. Ma indirettamente parla anche con ciascuno di quegli uomini, i quali, nonostante ciò che “al principio” era stato stabilito da Dio, l’avevano presa in moglie, anche se era già stata moglie di un altro.

Gesù nel colloquio con questa donna - alla quale forse era stato fatto torto - è pieno di amore e di comprensione. Ciononostante, raggiunge la verità stessa. Tocca la stessa coscienza. La coscienza è la voce della verità. Gesù guida la Samaritana alla verità su quell’amore, che dovrebbe unire l’uomo e la donna nel matrimonio.

L’enciclica Humanae Vitae (cf. Pauli VI, Humanae Vitae, n. 9) afferma che questo amore, cioè l’amore coniugale, è prima di tutto amore pienamente umano, vale a dire sensibile e spirituale; non semplice trasporto di istinto e di sentimento, ma anche e principalmente atto della volontà libera. È poi amore totale, vale a dire una forma tutta speciale di amicizia personale, in cui gli sposi generosamente condividono ogni cosa, senza indebite riserve e calcoli egoistici. È ancora amore fedele ed esclusivo fino alla morte; fedeltà che può talvolta essere difficile, ma che sia sempre possibile e sempre nobile e meritoria, nessuno lo può negare. È infine amore fecondo, che non si esaurisce tutto nella comunione tra i coniugi, ma è destinato a continuarsi, suscitando nuove vite. Questa è la verità sull’amore matrimoniale, espressa per il nostro tempo dal magistero.

E Gesù dice che solo nella verità l’uomo è un vero adoratore di Dio. Solo nella verità dell’amore matrimoniale marito e moglie adorano Dio “in spirito e verità”.

Cari fratelli e sorelle! Trasferiamo questa conversazione di Cristo con la Samaritana nella dimensione dei nostri tempi. Poniamola al centro della nostra assemblea eucaristica!

Che cosa vuol dire: rinnovare la grazia del sacramento del matrimonio? Vuol dire: ritrovare la verità sull’amore degli sposi e dei genitori, che ha il suo inizio in Dio creatore e il suo definitivo sigillo sacramentale nel Redentore del mondo. Significa: accogliere questa verità; accettarla col cuore e con la coscienza; fare di essa la misura della vita!

Cari sposi, quale forza ha questa verità nella vostra vita? Nel giorno del matrimonio voi vi siete reciprocamente promesso un amore vero e totale, senza limitazioni né restrizioni. Volete oggi ritrovare la verità, la purezza di quell’amore? Lo potrete, se saprete ritrovare la grazia che Dio sempre vi offre nel sacramento. E questa grazia saprete ritrovare giorno dopo giorno, se saprete pregare con fede. Pregate insieme nell’intimità della famiglia, ecco la consegna che il Papa vi lascia in questo incontro giubilare. Grazie alla preghiera assidua e fervorosa voi non smarrirete mai la verità sul vostro amore.

La Chiesa insegna questa verità di generazione in generazione. La insegna nella nostra epoca con la «Casti Connubii», con la «Gaudium et spes», con la «Humanae Vitae», con la «Familiaris Consortio».

È una verità esigente, così come è esigente tutto il Vangelo. Tuttavia, ciò che essa esige, serve al bene dell’uomo, al bene dell’uomo inteso autenticamente. Serve la sua dignità. Serve l’amore. Serve la gloria di Dio: perché la gloria di Dio è che l’uomo viva di verità e d’amore.

5. “L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5, 5).

Di questo ci parla il mistero della redenzione.

Di questo ci parla l’Anno giubilare della Redenzione: “Dio dimostra il suo amore verso di noi perché . . . Cristo è morto per noi” (Rm 5, 8).

Pellegriniamo verso quest’amore come alla sorgente dell’acqua viva. Siamo qui riuniti, presso il sepolcro di san Pietro: mariti e mogli, famiglie, tutti noi che desideriamo adorare il Padre in spirito e verità.

Tutti desideriamo vincere la tentazione, con la quale il mondo di oggi “tenta” il Creatore e il Redentore lo “mette alla prova” dicendo: “Il Signore è in mezzo a noi sì o no?”. Siamo il suo sacramento in Gesù Cristo? Oppure l’unica dimensione e il senso della nostra vita sono la temporaneità, la “mondanità” e la sfrenata libertà dell’“uomo” sensuale?

Vogliamo vincere questa tentazione. Di giorno in giorno, di anno in anno, per tutta la vita. Desideriamo vincerla nella potenza di Cristo: per l’amore col quale egli ci ha amati! Desideriamo - per lui, con lui e in lui - adorare il Padre in spirito e verità.

L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito che ci è stato “dato” nel Sacramento della Chiesa.

Preghiamo insieme per la vittoria di quest’amore in ognuno di noi: in ogni coppia di sposi, in ogni famiglia.

Da questa vittoria dipende il futuro dell’intera famiglia umana. La Chiesa incessantemente chiede, pregando come abbiamo fatto durante il Sinodo dei vescovi del 1980 concernente i compiti della famiglia cristiana nel mondo di oggi:

“Dio, dal quale proviene ogni paternità in cielo e in terra, / Padre, che sei amore e vita, / fa’ che ogni famiglia umana sulla terra diventi, / mediante il tuo figlio, Gesù Cristo, "nato da donna", / e mediante lo Spirito Santo, sorgente di divina carità, / un vero santuario della vita e dell’amore / per le generazioni che sempre si rinnovano. / Fa’ che la tua grazia guidi i pensieri e le opere dei coniugi / verso il bene delle loro famiglie / e di tutte le famiglie del mondo. / Fa’ che le giovani generazioni trovino nella famiglia un forte sostegno / per la loro umanità e la loro crescita nella verità e nell’amore. / Fa’ che l’amore, rafforzato dalla grazia del sacramento del matrimonio, / si dimostri più forte di ogni debolezza e di ogni crisi, / attraverso le quali, a volte, passano le nostre famiglie. / Fa’, infine, te lo chiediamo per intercessione della sacra famiglia di Nazaret, / che la Chiesa in mezzo a tutte le nazioni della terra / possa compiere fruttuosamente la sua missione / nella famiglia e mediante la famiglia. / Per Cristo nostro Signore, / che è la via, la verità e la vita / nei secoli dei secoli. Amen.

Act of Entrustment to Our Lady
by Pope St John Paul II
in union with all the bishops of the world
St Peter's Square, Sunday 25 March 1984 - also in Italian, Portuguese & Spanish

"“The family is the heart of the Church. Today from this heart an act of particular entrustment is lifted up to the heart of the Mother of God.

In the Jubilee Year of the Redemption we want to confess that love is greater than sin and every evil, which threatens man and the world.

With humility we invoke this love:

1. “Under your protection we seek refuge, holy Mother of God!”

Pronouncing the words of this antiphon, with which the Church of Christ has prayed for centuries, today we find ourselves before you, Mother, in the Jubilee Year of our Redemption.

We find ourselves united with all the pastors of the Church, in a particular bond, constituting a body and a college, just as by the will of Christ the apostles constituted a body and a college with Peter.

In the bond of this union, we pronounce the words of the present act, within which we desire to enclose, once more, the hopes and anxieties of the Church for the contemporary world.

Forty years ago, and then again ten years later, your servant Pope Pius XII, having before his eyes the sorrowful experiences of the human family, entrusted and consecrated to your Immaculate Heart the whole world and especially the peoples who through their situation are a particular object of your love and solicitude.

This world of men and nations we have before our eyes also today: the world of the second millennium that is about to end, the contemporary world, our world!

The Church, mindful of the Lord’s words: “Go... and make disciples of all nations... Behold, I am with you always, until the end of the world” (Mt 28, 19-20), has revived, in the Second Vatican Council, the awareness of her mission in this world.

And therefore, O Mother of men and peoples, you who know all their sufferings and hopes, you who feel maternally all the struggles between good and evil, between the light and the darkness, that shake the contemporary world, accept our cry which, moved by the Holy Spirit, we address directly to your Heart: embrace, with the love of the Mother and Handmaid of the Lord, this human world of ours, which we entrust and consecrate to you, we who are full of anxiety for the earthly and eternal destiny of men and peoples.

In a special way we entrust and consecrate to you those men and nations which particularly have need of this entrustment and consecration.

“Under your protection we seek refuge, holy Mother of God!” Despise not the pleas of us who are in trial!

2. Behold, finding ourselves before you, Mother of Christ, before your Immaculate Heart, we desire, together with the whole Church, to unite ourselves to the consecration which, for love of us, your Son made of himself to the Father: “For them”, he said, “I consecrate myself, so that they too may be consecrated in the truth” (Jn 17, 19). We want to unite ourselves to our Redeemer in this consecration for the world and for men, which, in his divine Heart, has the power to obtain forgiveness and to procure reparation.

The power of this consecration lasts for all time and embraces all men, peoples and nations, and overcomes every evil which the spirit of darkness is capable of awakening in the heart of man and in his history and which, in fact, he has awakened in our times.

Oh, how deeply we feel the need of the consecration for humanity and the world: for our contemporary world, in union with Christ himself! The redemptive work of Christ, indeed, must be participated in by the world through the Church.

The present year of the Redemption manifests this: the extraordinary Jubilee of the whole Church.

May you be blessed, in this Holy Year, above every creature, You, the Handmaid of the Lord, who in the fullest way obeyed the divine call!

Hail to you, who are entirely united to the redemptive consecration of your Son!

Mother of the Church! Illuminate the people of God along the ways of faith, hope and love!


Illuminate especially the peoples for whom you are awaiting our consecration and entrustment. Help us to live in the truth of the consecration of Christ for the entire human family of the contemporary world.

O Mother, in entrusting to you the world, all men and all peoples, we also entrust to you the same consecration of the world, placing it in your maternal heart.

O, immaculate heart! Help us to overcome the threat of evil, which so easily takes root in the hearts of the men of today and which in its immeasurable effects already weighs down upon present life and seems to close the ways towards the future!

From famine and war, deliver us!

From nuclear war, from incalculable self-destruction, from every kind of war, deliver us!

From sins against the life of man from its dawn, deliver us! 

From hatred and from the debasement of the dignity of the children of God, deliver us!

From every kind of injustice in social, national and international life, deliver us! 

From the ease of trampling on the commandments of God, deliver us! 

From the attempt to obscure
the very truth of God in human hearts, deliver us! 

From the loss of consciousness of good and evil, deliver us! 

From sins against the Holy Spirit, deliver us, deliver us!

Accept, O Mother of Christ, this cry laden with the suffering of all men! Laden with the suffering of entire societies.

Help us with the power of the Holy Spirit to overcome every sin: the sin of man and the “sin of the world”, sin in its every manifestation.

Let there be revealed, once more, in the history of the world the infinite salvific power of the Redemption: the power of merciful Love! May it stop evil! May it transform consciences! 
In your Immaculate Heart may the light of Hope be revealed for everyone!"