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Christmas - Natale - Navidad - Noël 1992

Pope Saint John Paul II's Homily at Midnight Mass
St Peter's Basilica - in Italian

"1. “Gloria a Dio nel più alto dei cieli / e pace in terra agli uomini che egli ama” (Lc 2, 14).

Ecco la notte che abbiamo atteso tutto l’anno. In questa notte si compiono le parole del Profeta Isaia sulle tenebre e sulla luce: “Su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9, 1).

Quella luce squarciò la notte che era calata su Betlemme di Giudea. Grazie alla luce di quella notte, gli uomini si trovarono immersi in uno straordinario chiarore: furono innanzitutto degli uomini semplici, i pastori che facevano la guardia al loro gregge. Nel loro animo rifulse la luce. Non solo intorno a loro c’era la luce, ma anche dentro di loro. La luce annunciata da Isaia era entrata nei loro cuori. In quella luce era presente Dio stesso. Era una luce di Teofania.
Come una volta Abramo, Mosè e i Profeti, così ora anch’essi si trovavano entro il raggio della luce di Dio, che li aveva svegliati nella notte - e li aveva spinti a mettersi in cammino verso Betlemme: “Oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore” (Lc 2, 11).

2. Non dentro la città, ma fuori di essa. Il luogo della nascita del Salvatore era avvolto nelle tenebre di quella notte. I pastori erano stati preavvisati: “Troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” (Lc 2, 12). È possibile? Perché il Salvatore del mondo viene ai suoi in un simile modo? Perché, pur avendo fatto capire ai suoi fin dall’inizio che sarebbe venuto, i suoi non l’hanno accolto? Così è stato, infatti, già in Betlemme.

I pastori furono avvolti da una luce dall’alto. Quando si trovarono di fronte al bambino appena nato, capirono di essere arrivati al centro di una Teofania. La stessa certezza dimostreranno più tardi anche i Re Magi venuti dall’Oriente, quando si troveranno alla soglia della capanna. Anch’essi, come i pastori, entrano nel raggio della luce divina che è venuta nel mondo. Su quella luce le tenebre non hanno prevalso (cf. Gv 1, 5). E non prevarranno. Come nella notte di Betlemme, né le tenebre dell’indigenza, né lo squallore dell’abbandono e dell’umiliazione hanno potuto soffocare la Luce del Mistero Divino. Ecco, il Verbo si è fatto carne.

3. Come più tardi i Magi dell’Oriente, così in quella notte i pastori di Betlemme attuano in sé le parole del Profeta sul popolo - sul popolo dell’Antica Alleanza, da cui doveva nascere il Messia, il Salvatore del mondo:

Ecco, “il popolo che camminava nelle tenebre / vide una grande luce” (Is 9, 1).
La salvezza del mondo ha la sua fonte in Dio stesso, e il suo inizio temporale proprio qui, in mezzo a questo popolo eletto. Da qui essa deve diffondersi su tutta la terra. Ecco, “il popolo che camminava nelle tenebre” vedrà una grande luce. Tra tante nazioni e popoli in tutto il globo terrestre, un unico popolo di Dio. Lo spazio della Nascita di Dio, che all’inizio ha avvolto di luce i campi di Betlemme, oggi si trova in innumerevoli luoghi della terra.
Dovunque si celebra, a mezzanotte, questa liturgia piena di gioia, si rinnova e si fa presente il Mistero di cui, quella notte, i pastori divennero partecipi, presso Betlemme, città di Davide:
“Hai moltiplicato la gioia / hai aumentato la letizia” (Is 9,  2).

4. Questa letizia è più forte della povertà e della miseria. La conoscono anche i “poveri in spirito”. Come allora i pastori di Betlemme così, attraverso i secoli e le generazioni, tanti e tanti uomini di “buona volontà”. Da dove scaturisce questa letizia? Non scaturisce forse dal fatto che la nascita “da una donna” (Gal 4, 4) del Figlio consustanziale al Padre dà a tutti la certezza dell’amore di Dio? Può esservi forse una dimostrazione più convincente del fatto che Dio ama l’uomo, che ha trovato negli uomini la sua compiacenza? Può esservi una verifica ancora più evidente? Ecco qui, colui che è.

Ecco, colui che è - non nel roveto ardente, non nei tuoni e nei fulmini, come sul monte Sinai. Ecco, colui che è come uno di noi: come Uomo . . . come un Bambino appena nato dalla Vergine Madre. Affidato alla premura di Maria e di Giuseppe.
Ecco, Egli è colui che è.

5. “Natus est nobis . . .”.
Lo spazio della Teofania di Betlemme si compie fino ai confini della creazione. Anzi, li oltrepassa. Abbraccia la terra e, al tempo stesso, sale a quelle altezze che sono colme della gloria di Dio.
“Gloria a Dio nel più alto dei cieli” (Lc 2, 14).
Quel Dio che ha amato il mondo - lo ha amato fino a dare il proprio Figlio per la salvezza dell’uomo - rivela agli uomini la pace: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi” (Gv 14, 27).
Come è difficile per il mondo assicurare la pace all’uomo - agli uomini, alle nazioni, alle epoche storiche!
“Io la do a voi . . .”: pace sulla terra agli uomini di buona volontà!
Ma può veramente prevalere la pace sulla terra, quando manca la buona volontà, quando agli uomini non importa se Dio li ama?
Questa notte, la Chiesa guarda a Te, Gesù Cristo, che sei il Dio Forte e il principe della Pace - e Ti domanda la pace per tutta l’umanità redenta. Questa pace è il tuo Nome.
Erit Iste Pax!"

Papa San Giovanni Paolo II's words at the Urbi et Orbi Message
Christmas Day, St Peter's Square, 25 December 1992 - in Italian

"1. “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama” (Lc 2, 14).

È questo il messaggio che abbiamo ascoltato nuovamente a mezzanotte, quando i pastori sono arrivati alla grotta di Betlemme.

Ed ora, giunti ormai nel cuore di questo giorno benedetto, la Chiesa ci annuncia il Mistero: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14).

È nel mondo il Figlio eterno del Padre; il Verbo, per mezzo del quale tutto stato fatto.

Egli era in principio presso Dio - Egli era Dio (cf. Gv 1, 1-2). A Lui il Padre dice sin dall’origine dei secoli: Tu sei mio Figlio, Io ti ho generato nell’eterno “oggi” divino (cf. Eb 1, 5).

Il Verbo - il Figlio: Dio da Dio, Luce da Luce. Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

La notte di Betlemme l’inizio del suo dimorare fra gli uomini. In pieno giorno la Chiesa proclama il Mistero del Verbo fatto carne.

2. Cur Deus homo? Perché Dio si fatto uomo?

L’uomo domanda: Perché?

Mostrami la via alle profondità del tuo Mistero.

L’uomo pone a Dio questa domanda già da duemila anni.

Ma spesso egli risponde a se stesso, senza aspettare la risposta di Dio.

Tu, o Dio, sei al di sopra di tutte le cose - egli dice.

Tu puoi essere solamente al di sopra del mondo: Uno e solo nella tua infinita Maestà.

Dio, rimani solo! Non ti abbassare alla creatura, non ti abbassare all’uomo!

Così risponde l’uomo. E a volte arriva anche a dire: O Dio, mantieniti al di fuori del mondo!

Lascia il mondo all’uomo soltanto!

Qui Tu limiti l’uomo; qui non possiamo abitare insieme.

E ritiene che una simile risposta sia per l’umanità un segno di progresso e di autonomia.

Cur Deus homo? Perché Dio si fatto uomo?

L’uomo pone a Dio la domanda, ma poi lui a rispondere a se stesso.

Tuttavia, solamente Dio che può indicare la via verso le profondità del suo Mistero.

3. La risposta di Dio si chiama Vangelo.

Essa ha il suo principio nella notte di Betlemme, per diventare poi testimonianza a Colui che nato proprio in quella notte.

Dio infatti ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio perché l’uomo non muoia, ma abbia in Lui la vita eterna (cf. Gv 3, 16).

4. Fratelli e sorelle, non chiudiamoci in noi stessi di fronte a Dio.

Non impediamoGli di abitare fra di noi.

Colui che oggi nato, consustanziale al Padre, il Primogenito di ogni creatura.

Egli viene nella sua proprietà.

Non glielo impediamo.

Non pensiamo che Dio debba rimanere solo, rivestito di ineffabile Maestà, ma solo - al di sopra del mondo e al di fuori di esso.

Il mondo gli appartiene; e, nel mondo, l’uomo l’essere che più suo, essendo stato creato a sua immagine e somiglianza - immagine dell’Invisibile nel mondo visibile.

L’Amore il nome che maggiormente si addice alla divina Maestà.

L’amore per rimane se stesso solo quando si fa dono, dono per gli altri.

Può forse l’uomo realizzare pienamente se stesso senza l’Amore?

Cos’altro lo può salvare al di fuori dell’Amore onnipotente, rivelatosi in quel Bambino indifeso?

Chi altri può svelare pienamente l’uomo a se stesso, se non Lui?

Il suo Nome Gesù - Dio che salva.

5. Fratelli e sorelle carissimi, uomini e donne dell’intera umanità, Cristo - Dio che salva - desidera incontrarci.

È fra di noi: accogliamolo, apriamogli il cuore!

Ascoltate la sua voce, voi, Responsabili delle Nazioni, chiamati a gestire le sorti dei popoli: la solidarietà - Egli ha proclamato silenzioso nella notte della speranza - la via maestra per la giustizia e la pace.

Voi che soffrite sui sentieri dell’esistenza, voi oppressi dall’ingiustizia e dal male, voi delusi e insoddisfatti d’ogni transitorio benessere: la Vita - annuncia il Verbo fatto carne - s’è resa oggi manifesta nel suo pieno splendore.

È canto di gioia che fa tacere il grido minaccioso della morte.

Ascoltate la voce dell’amore, dolce e potente a un tempo, voi soprattutto, che brandite le armi violente e omicide.

6. Dinanzi al presepe, dove l’Uomo-Dio vagisce sotto lo sguardo trepido di Maria e Giuseppe, il pensiero va spontaneo ai tanti nostri fratelli per i quali il Natale anche quest’anno segnato da paura, tristezza e dolore.

Penso ai fanciulli di Sarajevo, di Banja Luka, alle popolazioni della Bosnia Erzegovina, ostaggi di una violenza programmata e disumana; alla Liberia, da più di tre anni sconvolta e dilaniata da insani e fratricidi combattimenti; alla Somalia, dove fortunatamente, grazie agli aiuti, s’accende la fiducia di un futuro migliore.

Come dimenticare, poi, l’attesa di una pace certa e durevole in Angola, in Mozambico?

Come non preoccuparsi del clima di odio e di lotta che nella Terra Santa, suolo santificato dalla nascita del divino Artefice della pace, perdura pesante e allontana ancor più le speranze suscitate dal processo di pacificazione avviato a Madrid?

7. Cur Deus homo?

Pur oscurato dalle nebbie e tempeste della storia, il cammino dell’umanità illuminato dalla risposta di Dio, che accresce la nostra speranza.

Il tuo amore, o Verbo incarnato, più forte dell’odio, più forte della stessa morte (cf. Ct 8, 6).

Si! Nulla può impedire che tu venga a noi, anche nei luoghi martoriati del mondo dove tuttora si uccide, e il male sembra regnare incontrastato.

Filius datus est nobis!

Tu vieni, o Signore, a guarire le ferite aperte nel fianco dell’umanità.

Vieni là dove il fragore delle armi impedisce di sentire finanche il pianto sconsolato di donne e bambini, i lamenti dei feriti, le flebili invocazioni dei moribondi.

Talora la terra appare proprio sorda ed impenetrabile al Mistero della tua presenza.

Vieni, ti preghiamo, perché trionfi il tuo Amore, dono di pace.

Per questo ci incontreremo ad Assisi il 9 e il 10 gennaio, rappresentanti delle Chiese d’Europa, uniti a tutti i credenti in Cristo e agli uomini di buona volontà.

8. Nel fulgore di questo giorno santo echeggia il cantico della gioia celeste: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”.

Splende la vittoria dell’Amore onnipotente, che colma in pienezza ogni nostra attesa umana.

Cur Deus homo?

Puer natus est nobis! Filius datus est nobis!

È la risposta di Dio.

Così risponde il Verbo Incarnato.

E la sua voce raggiunge l’uomo, quando questi, di fronte alla divina Nascita di Betlemme, permette a Dio di parlare.

Mostrami, Signore, la via alle profondità del tuo Mistero.

Mostrami la via! Amen.

Ai fedeli raccolti in Piazza San Pietro e a quanti lo ascoltano attraverso la radio e la televisione il Santo Padre invia l’augurio natalizio in 54 lingue. Eccone il testo.

A quanti mi ascoltano

- di espressione italiana:
Buon Natale, carissimi Italiani e carissimi Romani!
Cristo Salvatore porti nei cuori di tutti la pace annunziata dagli Angeli!

- di espressione francese:
Bonne et heureuse Fête de Noël! Que le Christ Sauveur vous donne la joie et la paix!

- di espressione inglese:
May the joy of Christmas and the peace which the Birth of the Saviour brings into the world be in your hearts forever.

- di espressione spagnola:
¡Feliz Navidad! Que la Paz de Cristo reine en vuestros corazones, en las familias y en todos los pueblos.

- di espressione portoghese:
Feliz Natal para todos, e que a Luz de Cristo o salvador ilumine vossos corações de paz e de esperança!

- di espressione tedesca:
Ihnen allen ein gnadenreiches und friedvolles Weihnachtsfest.

- di espressione polacca:
Drodzy moi Rodacy w Ojczy nie i na całym wiecie, pragn uczestniczy z wami razem w rado ci Betlejemskiej nocy.

Niech narodzony Syn Boży napełni nas swą mocą, wesprze radą i obdarzy pokojem, którego wiat da nie może.

Wesołych wiąt i szcz liwego Nowego Roku!

- di espressione latina:
Christus natus est: exultemus in fide!"

St JPII - St Peter's Square, the Vatican on the Solemnity of the Nativity of Our Lord, 25th December 1992



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