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St Mutien-Marie Wiaux FSC

Christian Brother - from Belgium
Born on 20 March 1841 in Mellet, Hainaut & baptised Louis-Joseph
Died on 30 January 1917 in Malonne, Namur
Beatified with Miguel Febres Cordero FSC on 30 October 1977 by St Paul VI
Canonized on 10 December 1989 by St John Paul II
Shrine of Brother Mutien-Marie, Fond de Malonne 117, Malonne, Namur
Feast day - 30th January

Pope St John Paul II's homily at Holy Mass with the Canonization of Brother Mutien-Marie Wiaux
Sunday, 10 December 1989 - just in Italian

"1. “Convertitevi perché il Regno dei cieli è vicino!” (Mt 3, 2).

In questo tempo di Avvento la Chiesa ci rivolge di nuovo l’invito di Giovanni Battista. Essa lo rivolge ad ognuno di noi! Giovanni, il precursore, si è appartato nel deserto, nell’austerità. Egli non ha altro compito che quello di preparare la via del Signore. La sua voce è ascoltata e giungono le folle. All’invito di Giovanni esse si sottopongono al battesimo riconoscendo i propri peccati. Il loro cammino è quello della conversione.

Con Giovanni, queste folle preparano la via del Signore. Infatti il Regno dei cieli è ormai vicino! Giovanni annunzia: “Colui che viene dopo di me è più potente di me” (cf. Mt 3, 11). L’ultimo e il più grande dei profeti annunzia il Messia, il virgulto germogliato dalle radici di Jesse, che il profeta Isaia attendeva.

2. Quando oggi ascoltiamo i profeti, quando in questo giorno ascoltiamo Giovanni Battista, che ci conduce sulla via del Messia, noi non percepiamo soltanto l’eco di una parola antica. È la Chiesa di Cristo che ad ogni generazione, a questa generazione della fine del secondo millennio, ritorna a dire che il Regno dei cieli è ormai vicino nel Messia annunziato dai profeti.

Viene in mezzo a noi colui sul quale si posa “lo Spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore . . .” (Is 11, 2).

Se ci è richiesta la conversione, è per accogliere colui che viene, per ricevere i doni della giustizia e della pace, per diventare artefici di pace, poiché, come dice il profeta Isaia: “Egli giudicherà con giustizia i poveri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese” (Is 11, 4). Per preparare la sua venuta, per divenire suoi discepoli, è necessario lasciarsi trasformare dalla sua giustizia e guidare dalla sua sapienza. Noi comprendiamo che “per mezzo dello spirito di sapienza e di intelligenza” (Is 11, 2), il Messia scopre il nostro peccato e ci invita a conformarci alla legge di amore e di verità del suo Regno.

3. Il profeta dice ancora del Messia che “fascia dei suoi lombi sarà la giustizia” (Is 11, 5). Egli inaugura un regno di pace: “Il lupo dimorerà insieme con l’agnello . . ., il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà. (. . .) Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte” (Is 11, 6. 9).

Si tratta forse di un’illusione, dal momento che conflitti senza fine in tanti punti del mondo sembrano renderla vana? Sarebbe così se questa parola non venisse da Dio, se non si rivolgesse alle coscienze, se non fosse essa stessa sorgente di giustizia, la giustizia secondo Dio, la giustizia di Dio! Il messaggio di Isaia, l’ardente appello del precursore e poi la venuta stessa di Gesù portano dei frutti di pace, nel cuore e nelle azioni di coloro che si lasciano convertire.

Giovanni il Battista proclama l’urgenza della conversione: “Già la scure è posta alla radice degli alberi” (Mt 3, 10). Ascoltiamo bene questo avvertimento: ogni persona è chiamata a produrre frutti buoni di giustizia e di pace; ogni momento, ogni azione ha la sua importanza in funzione del Regno che viene e di cui non deve tradire lo spirito. Ogni uomo, per quanto modesto, è insostituibile nella famiglia umana; il più umile gesto ispirato dall’amore rende gloria a Dio.

4. La Chiesa oggi esalta un religioso molto semplice. Per tutta la vita egli ha compiuto la volontà del Signore senza mai tardare. Fedele alle esigenze e alle rinunce della regola, san Muziano-Maria ha tutta la grandezza degli umili.

Per sessant’anni di vita religiosa trascorsa nell’ombra, ha praticato le osservanze dei fratelli delle Scuole cristiane con una generosità totale. Per lui, nulla fu più importante dell’obbedienza, nulla più gioioso della povertà, nulla più urgente degli obblighi della vita comune, dell’accoglienza dei suoi alunni e di chiunque veniva a lui. Fedele ai compiti nascosti a lui affidati, giorno dopo giorno fratel Muziano offriva la sua vita al Signore, in una dimenticanza di sé che per lui era diventata naturale. Già per questo è una figura esemplare: è giunto alla santità nel quotidiano, seguendo con docilità il cammino dei figli di san Giovanni Battista di La Salle.

Semplice assistente dei maestri di musica e di disegno, o occupato nei numerosi servizi necessari in una grande struttura scolastica, fratel Muziano restava sempre illuminato dalla presenza di Dio. Il suo senso della preghiera impressionava confratelli ed allievi, tanto da essere chiamato “il Fratello che pregava sempre”.

È un ammirevole modello della “vita di preghiera”. Prolungava l’adorazione e la meditazione davanti al Santissimo fino quando poteva; risplendeva di gioia nel comunicarsi ogni giorno al Corpo di Cristo; non cominciava un lavoro senza invocare il Signore e venerare la Croce. In ogni momento, con il rosario in mano, invocava la santa Vergine con una giusta devozione, come dimostrano queste parole: “Per arrivare ad un’intima unione con nostro Signore, prendete la strada di Maria dove non c’è compito né ombra che possano fermare il vostro cammino verso Gesù” (S. Mutien-Marie Wiaux, “Lettre du 3 janvier 1914”).

Con l’intensità della sua vita spirituale, san Muziano-Maria “preparava la via del Signore, raddrizzava i suoi sentieri (cf. Mt 3, 3). Quanti lo vedevano pregare si stupivano di non trovare in lui “niente che non fosse semplicemente sincero”. C’è nell’uomo di Dio come una trasparenza che lo rende testimone autentico del Signore presente in lui. La Parola di Dio viveva in lui, gli autori spirituali l’avevano nutrito; ne traeva una saggezza che sapeva comunicare con naturalezza. Pensiamo alle parole di Isaia ascoltate oggi: “la saggezza del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare” (Is 11, 9).

5. San Muziano ebbe a Malonne una influenza discreta dovuta alla sorgente viva della sua pietà, della sua preghiera. I bambini del catechismo, gli allievi che gli stavano sempre vicino, sentivano che la forza di quest’uomo veniva dalla sua intimità con Dio e che un’instancabile carità aveva più valore di qualsiasi altra capacità.

Il suo messaggio non si esprime nei termini della saggezza di questo mondo. Egli mostra ai suoi fratelli, agli educatori, ai giovani la vera fecondità di una vita umilmente offerta. Egli poteva dire, come il Salmo di questa liturgia che Dio “avrà pietà del debole e del povero e salverà la vita dei suoi miseri” (Sal 72, 13). Lui stesso si considerava debole e povero, e questo lo rendeva disponibile verso chiunque gli confidava le sue pene. Dopo la sua morte, venne riconosciuto naturalmente come l’intercessore che la Chiesa ormai onora, un amico di Dio che resta un fratello degli uomini.

Con l’istituto dei fratelli delle Scuole cristiane, con i suoi connazionali del Belgio, noi siamo meravigliati per la fama di questo umile religioso. Noi rendiamo grazie oggi per la santità di fratel Muziano-Maria. Gli chiediamo di aiutare gli educatori dei nostri tempi perché sappiano accompagnare i giovani sul cammino della fede, aprirli alla bellezza del messaggio evangelico, invitarli a rinnovare continuamente la conversione richiesta da Cristo salvatore, a prendere parte attivamente alla vita della Chiesa.

6. Il lungo cammino di santità percorso da fratel Muziano sembra essere una risposta fedele alle parole di san Paolo che la Chiesa ci fa ascoltare in questa seconda domenica di Avvento: i libri santi sono scritti “per nostra istruzione, perché in virtù della perseveranza e della consolazione che ci vengono dalle Scritture teniamo viva la nostra speranza” (Rm 15, 4). Il santo fratello diede prova di perseveranza e di coraggio. Ci aiuti su questa strada ad appoggiarci alla potenza della Parola di Dio per affrontare le sfide di ciascuna delle nostre esistenze, le sfide di ciascuna delle nostre famiglie e delle nostre comunità.

San Paolo aggiungeva: “Il Dio della perseveranza e della consolazione ci conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti ad esempio di Cristo Gesù” (Rm 15, 5). Sull’esempio del santo fratello di Malonne, tutto compenetrato dello spirito di Cristo, accoglieremo meglio il salvatore che viene tra noi se, nell’unità, riceviamo la Parola e agiamo in comunione nello stesso Spirito e condividiamo i medesimi doni. “Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per gloria di Dio” (Rm 15, 7-9). Vivere l’Avvento è preparare i giorni in cui “fiorirà la giustizia”, i giorni in cui conosceremo “l’abbondanza della pace” (cf. Sal 72, 7), i giorni in cui “saranno benedette tutte le stirpi della terra” (Sal 72, 17).

7. Fratelli e sorelle, l’esempio di un santo che è vissuto vicino a noi può rendere forte in noi il coraggio della speranza. Fratel Mutieno-Marie ci precede nel cammino della fedeltà agli inviti di Dio e all’instancabile servizio dei fratelli. Noi chiediamo la sua intercessione, affinché ci sia dato di spianare a nostra volta la via del Signore e la via dell’uomo, che è la via della Chiesa. Noi invochiamo la sua intercessione affinché ci sia data la capacità di produrre i frutti che esprimano una reale conversione, di annunziare senza sosta il Regno dei cieli ormai vicino in colui che battezza nello Spirito Santo (cf. Mt 3, 2-11).

E così noi potremo “con un solo animo e una voce sola rendere gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo” (cf. Rm 15, 6)."

Pope Saint Paul VI's homily at Holy Mass with the beatification of Miguel Febres Cordero and Mutien-Marie Wiaux
Sunday 30th October 1977 - Pope Paul VI gave his homily in French, Italian & Spanish:

"Venerati fratelli, carissimi figli e figlie, qui convenuti per questa solenne celebrazione!

L’atto che abbiamo testé compiuto, riempie il Nostro cuore di purissima gioia. Noi abbiamo proclamato beati due religiosi, i fratelli delle Scuole Cristiane Mutien-Marie Wiaux e Miguel Febres Cordero, abbiamo cioè ufficialmente autorizzato il loro culto, additandone l’esempio all’ammirazione e all’imitazione di tutti i credenti. Due nuovi astri si sono accesi nel firmamento della Chiesa. Come non esultare contemplando questi nostri fratelli, che hanno già raggiunto la mèta, alla quale ognuno di noi sospira di poter un giorno arrivare? Come non gioire sapendo di poter contare sulla potente intercessione di chi ha condiviso le nostre medesime tribolazioni ed è quindi in grado di comprendere la grandezza e la miseria della nostra condizione umana?

Essi stanno dinanzi ai nostri occhi nello splendore dell’unica gloria, che non teme l’usura del tempo: la gloria della santità. Di continenti diversi, con caratteristiche umane decisamente distanti, essi sono accomunati da affinità interiori profonde, che rivelano la identica matrice spirituale Lasalliana, che ha ispirato e guidato la loro maturazione cristiana. Per apprezzare il merito dei due nuovi Beati occorre perciò rievocare il merito della Famiglia Religiosa, alla quale essi appartennero, e cioè il celebre e benemerito Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, che San Giovanni Battista de La Salle fondò a Reims (a. 1680), dando alla Chiesa una delle istituzioni più congeniali alla missione educatrice che le è propria: una scuola per la scuola. Lo scopo per il quale il Fondatore concepì la nuova società religiosa era infatti quello di preparare elementi specializzati nei compiti educativi, capaci di dedicarsi con frutto alla formazione umana e cristiana della gioventù, specialmente della gioventù povera, dei figli del popolo.

Le caratteristiche dell’Istituto discendono da tale finalità: si tratta di una società religiosa, che raccoglie persone impegnate nella pratica dei consigli evangelici in una forma di vita povera e austera, condotta in comune e testimoniata all’esterno anche mediante la forma dell’abito, persone aventi come missione precipua l’insegnamento scolastico, quello elementare e quello che oggi chiameremmo «secondario», basato su criteri didattici perfezionati, e svolto con la coscienza dell’apostolo, il quale sa di avere nei confronti degli alunni la responsabilità di annunziare il Vangelo con la parola e con l’esempio, al fine di conquistare a Cristo il loro cuore.

Questo è infatti lo scopo primario, al quale mira ogni scuola cattolica: far conoscere ed amare Gesù Cristo. E questa è la ragione per cui, soprattutto, la scuola cattolica merita la considerazione e la stima di ogni cristiano. È quindi giusto e doveroso sostenere queste nostre scuole, che aprono i ragazzi alla vita, assicurano la loro formazione umana e spirituale e costruiscono così contemporaneamente la città terrena e la Chiesa.

Quanto all’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, la storia ci informa che, nonostante i contrasti a cui dovette sottostare, esso ebbe pronta e vasta diffusione: era già presente in quindici diocesi francesi con 22 comunità, mentre ancora viveva il Fondatore. Oggi esso svolge la sua opera in 78 Paesi, sparsi nei cinque Continenti.

I due Beati, che noi oggi contempliamo nella gloria del Regno di Dio, sono una testimonianza eloquente della vitalità dell’annosa pianta, sulla quale sono sbocciati.

Al Superiore Generale, ai suoi Collaboratori, ai numerosi Membri di questo Istituto così benemerito rivolgiamo il nostro sincero compiacimento e benedicente saluto.

Parimente, con particolare cordialità e deferenza, salutiamo le Delegazioni governative che tanto degnamente rappresentano a questa cerimonia i due Paesi di origine dei nuovi Beati; e insieme con esse intendiamo salutare i Pastori che hanno voluto intervenire.

La vida del Hermano Miguel, el endeble niño Francisco nacido en los repliegues andinos de Cuenca, discurre en un ambiente desahogado, de tradición católica y de relevantes servicios a su Patria.

La infancia del nuevo Beato se ve entristecida por un grave defecto físico: el niño nace con los pies deformes. Un motivo de honda congoja para la familia, que pronto se ve consolada con la experiencia de las dotes de inteligencia y bondad del nuevo vástago, crecido bajo la protección especial de la Virgen María. El mismo considerará un signo providencial haber nacido en el mismo año de la proclamación del Dogma de la Inmaculada Concepción.

Su amor mariano, que se hace confianza segura, crecerá sin cesar. Por ello, cuando no puede visitar los santuarios de Loreto o Lourdes, donde quería pedir a la celestial Señora su curación, exclamará con alegre serenidad: «En el cielo la veré».

Realizado su ideal de entregarse, tras no pocas oposiciones, a Cristo y a la Iglesia en la Congregación de los Hermanos de La Salle, el Hermano Miguel da prueba de un espíritu exquisitamente religioso, de una capacidad admirable de trabajo, de una entrega sacrificada de sí mismo en servicio de los demás. Y en él resalta sobre todo, como no podía faltar en un hijo de la familia lasalliana, el amor y entrega entrañables a la juventud y a su recta formación humana y moral.

En ese campo nuestro Beato alcanza metas tales que lo hacen un verdadero modelo, cuyos logros constituyen un auténtico timbre de gloria para la Iglesia, para su familia religiosa, para su Patria, que lo nombrará académico de número de la «Academia Ecuatoriana, Correspondiente de la Española».

Si nos preguntamos por el motivo radical de tal fecundidad humana y religiosa, de aquel acierto y eficiencia en su tarea ejemplar de catequista, lo encontramos en lo íntimo de su rico espíritu, que lo llevó a hacerse sabiduría vestida de amor, ciencia que ve al ser humano a la luz de Cristo, imagen divina que se proyecta -con sus deberes y derechos sagrados- hacia horizontes eternos. Ese es el gran secreto, la clave del éxito obtenido por el Hermano Miguel, realización sublime de un gran ideal y por ello figura señera para nuestro tiempo.

En efecto, cuando pocos días antes de morir en tierras de España dirá: «Otros trabajarán mejor que yo», deja un legado a la Iglesia, sobre todo al mundo religioso y a sus hermanos en religión: continuar una tarea estelar de formación de la juventud, haciendo que la escuela católica, medio siempre reformable pero válido y eficaz, sea un centro permanente de forja de juventudes recias y generosas, imbuidas de ideales elevados, capaces de contribuir al bien general, conscientes del deber de hacer respetar los derechos de todas las personas -ante todo de las más desposeídas- haciéndolas cada vez más humanas y abriéndolas a la esperanza traída por Cristo.

Un reto estupendo y exigente, que hay que recoger con valentía y espíritu de iniciativa. Es el gran mensaje, que el Hermano Miguel nos confía para que lo completemos hoy.

Le second bienheureux que nous vénérons a passé toute sa vie en Belgique. Ce n’est pas une formule stéréotypée de dire du Frère Mutien-Marie qu’il a vu le jour dans une famille d’humble condition mais profondément chrétienne. C’était en mil huit cent quarante et un, à Mellet. Dans l’amour attentif de ses parents, dans leur exemple, dans la prière et le chapelet récités chaque jour en famille, le jeune Louis Wiaux trouva tout ensemble une jeunesse heureuse, une foi solide et le désir de se donner à Dieu.

Des l’âge de quinze ans, il répondit, à la lettre, à l’appel du Seigneur, quitta tout pour le suivre, renonçant même à son nom pour prendre celui d’un martyr très peu connu: geste symbolique de soixante années d’une vie religieuse effacée aux yeux des hommes, mais grande aux yeux de Dieu et exemple maintenant pour l’Eglise entière.

Cet exemple sera-t-il compris et suivi? N’est-il pas trop opposé aux orientations du monde actuel? Bien loin de chercher d’abord sa propre autonomie et son épanouissement personnel, le Frère Mutien-Marie s’est donné totalement, du jour où il est entré dans l’Institut des Frères des Ecoles Chrétiennes, à plus grand que lui, à Dieu d’abord; et à l’œuvre de l’éducation chrétienne de la jeunesse. Et pourtant, dans cette vie sacrifiée en apparence, quelle autonomie intérieure profonde, quel épanouissement spirituel n’a-t-il pas trouvé, aux yeux du cœur qui voient la sagesse? Obéissance, humilité, dévouement et sacrifice furent les maîtres-mots de sa vie. Par là, dans le grand collège Saint-Berthuin de Malonne, sa vocation de pédagogue prit des formes imprévues, polyvalentes, déterminées essentiellement par le souci de servir là où il y avait à servir! Qui dira assez la volonté et la maîtrise de soi que suppose une telle existence? Quelle richesse humaine et spirituelle, sous des dehors si simples! Il n’a pas eu le charisme de réaliser des œuvres scolaires aussi brillantes que celles de Frère Miguel, mais il est devenu le «maître» de beaucoup de jeunes, en leur dévoilant comment l’amour désintéressé peut inspirer toute une existence. Oui, durant plus d’un demi-siècle, en communauté, dans la vie scolaire et dans la vie religieuse, le Frère Mutien-Marie fut un exemple pour tous ceux qui passèrent dans son école, élèves, professeurs et parents. Exemple, il le demeure aujourd’hui, surtout pour ceux qui, répondant à l’appel du Seigneur, ne font pas de l’enseignement une profession seulement, mais une vraie vocation religieuse!

Comment ne pas exalter ici de nouveau la grandeur et la signification particulières de l’école chrétienne? Comment aussi ne pas mettre en lumière aujourd’hui la grandeur de la vocation des Frères et des Sœurs qui se consacrent à Dieu dans l’éducation chrétienne de la jeunesse, et particulièrement celle de cet Institut des Frères des Ecoles Chrétiennes, dans lequel nos deux bienheureux ont trouvé le chemin de la perfection? Le service ardent de l’Evangile mérite aux Fils de saint Jean Baptiste de La Salle l’honneur que l’Eglise leur rend, de façon éclatante en ce jour, silencieuse le plus souvent, mais toujours avec fidélité et confiance. Prions le Saint Fondateur, prions les bienheureux Miguel et Mutien-Marie, de soutenir l’engagement religieux de tous leurs Frères, d’obtenir lumière et force aux enseignants chrétiens dans leur patient travail d’éducation, d’intercéder pour les chères populations d’Equateur et de Belgique, de procurer à toute l’Eglise, à la veille de la fête de la Toussaint, un nouvel élan de sainteté!

Sì, fratelli, la nostra invocazione sale fiduciosa ai nuovi Beati dopo la conclusione del Sinodo dedicato alla catechesi, e in particolare alla catechesi ai giovani. Essi, che spesero la loro vita nel formare intere generazioni di giovani alla conoscenza e all’amore di Cristo e del suo Vangelo, ci siano accanto per indicarci la strada e per sorreggerci nell’impegno di una catechesi convincente ed incisiva.

Essi ci insegnino la grande lezione dell’amore per i giovani e della fiducia in loro; un amore e una fiducia, che si esprimano nel non attenuare dinanzi ai loro occhi il radicalismo degli ideali evangelici, ma nel proporre coraggiosamente alla freschezza ancora intatta del loro entusiasmo la Parola di Cristo senza adattamenti di comodo. La testimonianza di quel che questa Parola ha saputo operare in fratel Miguel e in fratel Mutien e, per loro mezzo, in tante generazioni di giovani, è la prova inoppugnabile della forza vittoriosa del Vangelo.

Cristo, che ha vinto in loro, vinca anche le nostre resistenze umane e faccia di ciascuno di noi un testimone credibile del suo amore."

Biography from the Vatican
- also in Flemish and Italian

Le Frère MUTIEN MARIE (Louis JOSEPH WIAUX) que l'Eglise élève aujourd'hui au rang des Saints, naquit le 20 mars 1841 à Mellet, en Belgique, et fut baptisé le jour même. Ayant reçu de ses parents une éducation profondément chrétienne, appuyée d'exemples, il devint vite lui-même un modèle pour ses compagnons, particulièrement par sa dévotion à la Vierge.

Après ses études primaires, il alla travailler à l'atelier de son père, forgeron de Mellet. Peu de mois après, le Seigneur l'appela à une vie toute consacrée à son service.

A quinze ans, le 7 avril 1856, il entre au noviciat des Frères des Ecoles Chrétiennes. Le jour de la fête de la Visitation, il revêt l'habit religieux et reçoit le nom de Frère Mutien Marie.

Le champ de son premier apostolat catéchétique et pédagogique fut une classe d'enfants à Chimay. Pendant un an, il enseigne à Bruxelles. En 1859, il est transféré au Collège de Malonne: il y restera jusqu'à sa mort survenue en 1917.

Ayant trouvé des difficultés d'ordre professionnel, attribuables à son jeune âge et à son inexpérience, il court le risque d'être écarté de la Congrégation comme inapte à l'apostolat de l'école. Après cette dure épreuve, il est affecté à des activités humbles et cachées dans des fonctions plutôt modestes: surveillances, leçons élémentaires de dessin et de musique, sans être particulièrement doué pour ces deux disciplines.

Toujours obéissant et serviable, il s'applique à l'étude du piano, de l'harmonium et des autres instruments, et il puise dans l'amour de Dieu, la force d'une constante assiduité au travail, et cela pendant plus de cinquante ans! Se rappelant que sa Congrégation a été fondée pour l'"éducation chrétienne des pauvres", il demande aux Supérieurs la faveur de se rendre à l'école gratuite, annexée au Collège, pour enseigner le catéchisme aux enfants de la classe populaire, dont il se sent très proche: pendant de longues années, il se consacra avec une ardeur extraordinaire à leur faire découvrir les richesses de la Foi.

Pour tous ses élèves, riches ou pauvres, grands ou petits, le Frère Mutien est un modèle, un signe de la présence de Dieu et de sa bonté. Le bien qu'il réalise est incalculable: les jeunes dont il s'est occupé en témoignent.

Le trait caractéristique du Frère Mutien est une obéissance, poussée jusqu'à l'héroïsme, à toutes les prescriptions de la Règle. Un des Frères qui vécut de longues années avec lui en communauté donne de lui ce témoignage: "Prenez la Règle, du premier Chapitre jusqu'au dernier, et, sous chaque article, écrivez: le Frère Mutien l'a observé à la lettre! Ce sera sa biographie la plus fidèle!". Dans une sereine et confiante adhésion à la volonté des Supérieurs, pendant plus de cinquante ans, il exécute fidèlement les tâches qui lui sont confiées. le Frère Mutien s'est fixé un choix précis: faire en tout et avec la plus grande perfection, la volonté de Dieu.

Conformément aux enseignements de son Fondateur, il se laisse guider par la Foi, qui lui fait voir Dieu en toutes ses actions. le nouveau Saint vit constamment avec le Seigneur sans jamais perdre le sentiment de sa présence. A quatre heures et demie du matin, il est déjà à genoux devant le Tabernacle. Puis, il se rend à l'autel de Marie. Pendant la journée, il égrène son chapelet: le mouvement de ses lèvres révèle sa prière continuelle. Ses visites au Saint Sacrement sont fréquentes pendant la journée; il y ajoute les pèlerinages à la grotte de la Vierge de lourdes et à d'autres lieux de dévotion.

Les élèves, témoins de son admirable piété, l'appellent "le Frère qui prie toujours". Il leur recommande avec insistance la dévotion à l'Eucharistie et à la Très Sainte Vierge, et tous savent que l'invitation résulte d'une pratique personnelle journalière et persévérante. En toute humilité et avec une extrême gratitude, il dira, à la fin de sa vie: "Qu'on est heureux quand on est, comme moi, sur le bord de la tombe, d'avoir toujours eu une grande dévotion à la Très Sainte Vierge!". Ce fut le dernier message de sa vie, alors qu'il entrait en agonie.

Au matin du 30 janvier 1917, il rendit sa belle âme à Dieu. Le jour même de sa mort, on signalait des faveurs, attribuées à son intercession. Et, bientôt, se fut un défilé de pèlerins venant prier sur sa tombe. les miracles se multiplient.

Six ans plus tard, un tribunal ecclésiastique est établi pour la procédure canonique en vue de la Béatification et de la Canonisation. le Pape Paul VI en 1977 proclame Bienheureux, cet humble religieux dont la vie fut toute de prière, d'humilité, de travail et d'obéissance. Aujourd'hui Jean Paul II le présente comme modèle à tous les chrétiens et, tout particulièrement, à ses confrères et aux éducateurs, auxquels est confiée la tâche délicate de former des citoyens honnêtes pour les réalités terrestres et des élus pour le ciel.